martedì 13 luglio 2010

Essere e Durare

Con l’essere trattiamo ogni giorno, quante volte diciamo “questo è”, “quello non è” e cose simili. Ma cosa è davvero l’essere? Anzi, si può dire che l’essere “sia” qualcosa? Probabilmente solamente un assioma, qualcosa di indefinibile ma dato per certo per poter riuscire (oltre che a comunicare) a costruire qualcosa di sensato. Dell’essere in generale, trattare risulta decisamente difficile, se non impossibile, ma si può cercare qualcosa di più circoscritto e interessante dal nostro punto di vista. Ad esempio il nostro essere non è generale, ma “calato” in qualcosa è diverso da noi, nel mondo. Ora, che questo mondo costituisca un altro essere realmente diverso dal nostro, che sia solamente nella nostra percezione, che sia la nostra stessa cosa non importa. Noi siamo nel mondo, cioè nella pluralità. Questa è resa possibile dallo spazio (che fa percepire due cose diverse) e nel tempo (che permette di percepire la stessa cosa diversa da sé). Quindi noi siamo calati nello spazio e nel tempo, nel qui e ora. Ecco mostrato l’essere nella sua essenza, almeno per quanto riguarda la nostra vita comune:

Tra lo spazio e il tempo noi cambiamo, ci “muoviamo”, se no non esisterebbero. Se non durassimo nel tempo come faremmo a percepirlo? La stessa cosa per lo spazio: se non riuscissimo a muoverci in esso, a farne esperienza, come faremmo a sapere cosa sia? Bene, questa consapevolezza, unita alla memoria (che di la possibilità di sapere sia dello spazio sia del tempo non immediatamente percepibili di cui si ha già avuto esperienza) ci permettono di programmare le nostre azioni in un tempo e in uno spazio non immediatamente percepibili e di cui non si ha ancora avuto esperienza. Ecco mostrato anche il durare, il nostro essere sbilanciato necessariamente tra memoria, il “passato” e progetto, il “futuro” che agiscono sullo spazio.

Da questo si capisce chiaramente che essere e durare sono (sempre parlando della nostra vita quotidiana) indissolubili, dato che l’uno costituisce la condizione per l’altro e viceversa: non può esistere pluralità se vi è il nulla, come contemporaneamente in nostro essere si trova immerso nella pluralità.